RADIO MATER
Emittente cattolica nata nel 1994 per iniziativa di Don Mario Galbiati (già fondatore di Radio Maria) inizialmente copre una parte della città di Milano (il quartiere gallaratese) dai 91,450 mhz attraverso Gallaradio, nome della prima emittente dalle cui ceneri nacque radio Mater. Don Mario ottiene dal Ministero la concessione per operare come emittente comunitaria regionale e l’11 febbraio 1994 partono le trasmissioni dallo studio di Arcellasco d’Erba.
Fra il 1995 e il 1999 vengono rilevate altre emittenti: dalle brianzole Radio Country (mhz 90,750), Errecitre Radio Civate (89,000; 89,400 e 99,400 mhz), Radio Super Antenna di Monza), si passa poi ad altre emittenti in tutto il nord Italia per poi passare al centro Italia (Radio Città Nuova di Piacenza).
Nel nuovo millennio si arriva alla Toscana (rilevando Radio Rombo.) e nel 2003 a Roma. Radio Mater è affiliata al circuito In Blu ed è ascoltabile, oltre che in internet, in tutta Europa tramite il satellite, in gran parte d’Italia in fm ed in Italia settentrionale col digitale terrestre. Il 13 settembre 2013 la sede viene trasferita ad Albavilla, in provincia di Como. I programmi di Radio Mater sono pubblicati giornalmente sul quotidiano Avvenire.
Riportiamo integralmente un articolo apparso sulla rivista”Millecanali” dell’ottobre 2004 che parla di don Mario e di Radio Mater…
Questa è – in esclusiva su Millecanali – la storia di Radio Mater, ma soprattutto di Don Mario Galbiati, il religioso artefice non solo del successo di quest’iniziativa editoriale, ma anche fondatore di Radio Maria. Potremo così conoscere una vicenda che a lungo è stata oggetto di curiosità da parte della stampa quotidiana.
Ci sono persone che nascono predestinate per qualcosa.
Evidentemente Don Mario Galbiati è una di queste. La radio, lui, ce l’ha proprio nel sangue, anzi, nel cuore. L’ha dentro di sé almeno da quando, nella prima metà degli anni ’80, fece installare sul campanile della chiesa parrocchiale di Arcellasco (in provincia di Como), di cui era parroco, una piccola antenna per raggiungere le case degli ammalati che non potevano fisicamente assistere alle funzioni religiose.
Tuttavia, fin qui, tutto sommato nulla di particolarmente innovativo, giacché l’impiego del medium radiofonico per fini di divulgazione del messaggio cattolico non era certo una novità, anche se stiamo parlando di un periodo di poco posteriore all’apertura dell’etere italiano alle iniziative private.
Ma, come dicevamo in apertura, Don Mario era destinato a qualcosa di più grande.
L’intuizione
L’esperimento fece immediatamente apparire la radio come uno strumento duttile ed immediato. Allora, “perché limitarne o disperderne l’efficacia?”, pensò probabilmente Don Mario, al termine della contingente necessità che aveva portato all’installazione delle antenne di questa radio parrocchiale (quasi immediatamente denominata Radio Maria, come diremo di seguito), progetto inizialmente “a termine”, giacché legato all’episodio di “missioni pastorali” in un determinato periodo. Perché, contando sulla collaborazione dei fedeli parrocchiani non dare vita ad un’iniziativa stabile, una stazione radiofonica diversa dalle altre radio di stampo religioso che più o meno dovunque erano sorte nel nostro Paese?
Tra il dire e il fare …
Oggi, abituati come siamo a pensare all”‘americana”, un novello Don Mario (meno umile, ma più “marketing oriented”) forse si sarebbe affidato ad un “preliminare studio di settore, finalizzato ad identificare plus/minus, ostative e fattori salienti del piano di lavoro editoriale e dell’impatto dello stesso sul target individuato, allo scopo di conformare perfettamente il format, onde non disperdere le energie progettuali… “.
Ma Don Mario era (com’è rimasto), un uomo semplice, intelligente e geniale, poco americano, ma sufficientemente brianzolo (nell’accezione autoctona del termine: determinato e pragmatico). “Perché le radio parrocchiali non reggono nel lungo termine? Perché la maggior parte di esse si dà uno stampo “generalista” o prematuramente “cede”, spesso finendo per omologarsi all’imperante emittenza commerciale?” – si domandava il Nostro? Come (quasi) sempre, ad una domanda impegnativa corrisponde una risposta semplice, spesso banale, così Don Mario comprese che il sistema delle radio parrocchiali, nella maggioranza dei casi, non reggeva il confronto con l’utenza perché alla base delle iniziative non c’era una linea editoriale definita e caratterizzante. D’altro canto, se qualcosa di americano nel sangue di Don Mario c’era, era la percezione del principio della specializzazione.
Una radio locale che vanamente avesse tentato di accontentare ogni esigenza non avrebbe retto nel tempo il confronto con l’utenza. Quindi non avrebbe avuto senso, in quanto si sarebbe tradotta in un ennesimo utopico tentativo di riproporre in sede locale quello che Radio Vaticana o la Rai facevano – da tempo – a livello nazionale o addirittura internazionale. Don Mario voleva una radio certo per tutti, ma con un’attenzione speciale ai bisogni delle persone anziane, sole, emarginate, sofferenti; insomma, una radio di supporto spirituale. E una radio di questo tipo non doveva, né poteva cedere a compromessi. Doveva essere una radio dedicata allo scopo, senza mezzi termini.
La nascita di Radio Maria
Nessuna spartizione con il luccicante ma assorbente mondo della pubblicità. Nemmeno una concessione alle canzonette riempitive o alla vacuità di programmi di leggero intrattenimento, che sarebbero stati percepiti dall’utenza come uno schiaffo alla consistenza del messaggio principe che la radio di Don Mario doveva veicolare: la speranza.
Su queste basi nasceva una radio che, nella sua essenzialità, manifestava sinceramente la propria vocazione. Una radio così semplice, così lineare, che non poteva che avere una denominazione altrettanto pura ed evidente: Radio Maria.
Con un identificativo del genere, l’intuitivo Don Mario aveva al tempo stesso connotato l’emittente, reso un ossequio alla figura religiosa più prossima al suo cuore e dotato lo strumento mediatico di un logo che immediatamente si radicava nella memoria dell’ascoltatore.
Il distacco
Senza ombra di dubbio, Radio Maria fu il fenomeno radiofonico della seconda metà degli anni ’80. In breve, da Arcellasco d’Erba passò a coprire tutta la Lombardia, poi il Nord Italia e, infine, con notevole profusione di sforzi in coincidenza con l’approvazione della legge Mammì in tutta Italia.
Nessuna emittente era, fino a quel momento, riuscita a far così tanto in così poco tempo e soprattutto, finanziandosi esclusivamente con le offerte degli ascoltatori.
Ma in questo successo pastorale-radiofonico, proprio perché nato e domiciliato nella parrocchia di Arcellasco, Don Mario, in cuor suo, voleva entrasse direttamente la Chiesa come “garante e guida”. Tuttavia, non dello stesso parere erano alcuni soggetti con i quali Don Mario aveva formato un’apposita associazione -ente al quale egli aveva affidato la cura dell’emittente – che preferivano un assetto di tipo “privato”.
Ciò, unitamente ad accadimenti motivati da fattori decisamente meno spirituali legati alla gestione della radio, portò ad allontanare Don Mario dall’emittente che egli aveva voluto e che tanto aveva rappresentato per la sua vita e per la comunità cui egli apparteneva. Ma tant’é.
Per Don Mario passarono anni difficili, d’intensa sofferenza ed amarezza, resi ancora più bui dall’incomunicabilità con le persone con le quali erano sorti i disaccordi, che rimanevano chiuse non solo ad ogni suo appello, ma anche agli inviti ecclesiali. Questi anni coincisero con l’inizio della prima metà degli anni ’90. Ma, proprio la religione alla base dell’iniziativa di cui stiamo trattando insegna che, al termine del tunnel, vi è sempre la luce.
Radio Mater: eccoci, mamma!
Forse in qualche recondito angolo della mente di Don Mario, nel momento di manifestazione più intensa della sofferenza, si era fatta spazio l’idea di attaccare cuffia e microfono al chiodo. So, tuttavia, tale pensiero in qualche momento del ‘medioevo’ del Sacerdote aveva avuto un vago principio di solidificazione, la predestinazione di cui dicevamo all’inizio ebbe a cancellarlo. Nel 1994, quindi, Don Mario, invitato dalla Chiesa, si caricò sulle proprie spalle (e su quelle dei suoi più vicini collaboratori, che mai lo avevano abbandonato) un nuovo fardello.
Con umiltà e con intensi sacrifici (è più difficile ricostruire che costruire … ) Don Mario adottò una piccola emittente milanese, pure essa parrocchiale, che battezzò Radio Mater e la presentò all’utenza con un inno che ancora oggi riscalda i cuori dei suoi ascoltatori: “Eccoci, Mamma!”.
Don Mario torna in onda
Nel 1994, con modestia (gli ascoltatori lo avevano ascoltato per l’ultima volta quando Radio Maria aveva già una dimensione pressoché nazionale), Don Mario tornò in onda, inizialmente per una piccolissima porzione di abitanti della città di Milano (il quartiere Gallaratese, sulla frequenza 91.450 MHz di Gallaradio, radio comunitaria sulle ceneri della quale sorse Radio Mater) e della Brianza, dove immediatamente vennero rilevate due stazioni locali: Radio Country (90.750 MHz) e Errecitre Radio Civate (89.000, 89.400 e 99.400 MHz).
Il successo, ancora una volta, fu immediato e Don Mario si commosse profondamente nel constatare non solo quanta gente ancora si ricordasse con affetto di lui, ma come in un battibaleno la voce del suo “ritorno” nell’etere si fosse sparsa. Ciò determinò un fiume di richieste di aspiranti ascoltatori che chiedevano, a gran voce di poter ascoltare Radio Mater in aree dove essa in quel momento (ancora) non giungeva.
Il cammino ricomincia
Iniziò così, ancora una volta, un lento processo di espansione territoriale, che, dopo un consolidamento nelle aree più prossime al nucleo storico di Don Mario (Lecco e Como), trovò il suo primo “colpaccio” con l’acquisizione (grazie ad un generoso obolo) dell’importantissimo impianto di Valcava (Bg), fin 95.300 MHz, che, immediatamente, consenti a Radio Mater di illuminare perfettamente la città di Milano e parti essenziali della Lombardia, sforando fin nel Piemonte.
Come da copione, la maggior utenza determinò un crescendo d’interesse dell’utenza ed una progressiva domanda di allargamento degli ambiti territoriali.
Sicché – siamo ormai nel 1996 Radio Mater, illuminata gran parte della Lombardia, spinse le proprie attenzioni ad altre regioni, in primo luogo la Toscana, dove, storicamente, Don Mario raccoglieva grandissimi ascolti e dove venne rilevata la rete di Radio Rombo.
Seguirono, tra il 1997 e il 1999, importanti acquisizioni, finché s’impose una pausa legata alla necessità di consolidare lo sviluppo intervenuto.
Il processo di espansione riprese nel 2001, allorquando, dopo una decisa presa di posizione di Don Mario, la radio ebbe a darsi una struttura più professionale, dal punto di vista tecnico-gestionale. Le dimensioni raggiunte, infatti, non consentivano più di gestire l’iniziativa editoriale basandosi su un ristretto numero di volontari.
E’ in quel periodo che Radio Mater decise di creare quindi un’apposita “Direzione di rete”, che affidò ad un noto e storico tecnico lombardo, Giuseppe Petrilli, e di affidare, integralmente, la gestione amministrativa, legale e strategica ai professionisti della struttura Consultmedia. Una “task force”, che, quindi, potesse guidare e proteggere Radio Mater nel mare magnum dell’insidiosa radiofonia italiana. Con idee chiare e determinate, la ripresa dell’espansione ed il consolidamento delle posizioni già raggiunte fu folgorante.
Radio Mater, in breve, consolidata la presenza nelle regioni dove già era diffusa, giunse in altre aree dove la richiesta era fortissima: Trentino, Liguria, Veneto, Puglia, Abruzzo e Molise vennero tempestivamente presidiate, in vista di una successiva capillarizzazione.
Ora, la nuova organizzazione funziona come un orologio svizzero e Don Mario desidera dedicarsi, con più tranquillità al ruolo che meglio gli si addice: la guida spirituale della “sua” emittente.
La presa di Roma
Due anni dopo il “nuovo corso”, Radio Mater ha festeggiato il Natale 2003 con un regalo al suo fondatore: la copertura della città del Papa, dove è stato da poco acquisito l’impianto 93.500 MHz (caso vuole, proprio limitrofo ad una frequenza di Radio Vaticana).
E’ un traguardo che ha gonfiato il cuore di Don Mario di gioia, poiché l’arrivo su Roma è stato, dall’inizio dell’avventura, il suo sogno più recondito.
Ma il viaggio continua ed il cammino di Radio Mater pure; le difficoltà sono sempre tante, ma la passione e la fiducia che Don Mario è riuscito a trasmettere ai suoi collaboratori è così grande che egli guarda ormai al secondo, più importante, obiettivo a lunga scadenza: l’ingresso della Chiesa in quel ruolo di “garante” dell’iniziativa di cui abbiamo parlato in precedenza.