Antenna Italia di Roma nasce nell’ottobre 1980 in Via Trionfale 8062 diretta da Marcello Casco ed è la prima vera rete nazionale “via etere” (precede infatti Radio 105 di un paio d’anni). L’emittente romana collega attraverso sottoportanti audio dei ponti di collegamento televisivi del circuito Elefante di Guelfo Marcucci diversi relay: in Toscana Radio Ciocco Monte Pizzorne di Lucca, in Emilia Romagna Radio Express 2 di Bologna, in Lombardia Radio Grattacielo di Milano, in Campania Radio Antenna Capri, tutte stazioni, a parte quella campana, riconducibili allo stesso Marcucci. Il target dei fondatori del circuito, ibrido tra syndication e rete di proprietà è quello di veicolare sul territorio nazionale il meglio della produzione di GBR e dei contributi tv delle reti facenti riferimento a Marcucci spendibili anche sul piano radiofonico (Antenna Italia fa anche da sottofondo al monoscopio di Elefante Tv). Il progetto è ambizioso e per concretizzarlo non si bada a spese: ampi studi di ultima generazione tecnologica vengono installati nello Spazio Parco, all’8° Km. della Via Trionfale, dove già sono ospitati i nuovi studi di GBR Televisione e della nascente Pin – Prima Rete Indipendente di Rizzoli. In radio ci sono gli ex Rai Paolo Lepore e Paolo Moroni. Tra le trasmissioni di rilievo quella condotta dall’attore romano Enzo Liberti (famosa spalla della coppia Vianello-Mondaini nei varietà televisivi). D’interesse nel palinsesto anche “Il ponte sul fiume Quiz”, programma mattutino condotto da Emanuela Spada che prevede l’intervento in diretta telefonica degli ascoltatori. Proprio la possibilità di dialogare con il pubblico in diretta, grande ed insormontabile handicap delle syndication di programmi preregistrati, costituisce la novità essenziale di Antenna Italia, sfruttata anche per verificare la ricevibilità del segnale nei vasti territori illuminati. Altro elemento che conferma la volontaria adesione della formula di Casco allo stile RAI è la scelta di identificare la rete al pubblico con station call formali :”Signori e signore buon ascolto con Antenna Italia”, con la voce di Marco Raviart, inconfondibile marchio degli annunci RAI degli anni ’60 e la chiusura della trasmissioni in diretta a mezzanotte con l’inno di Mameli sulla falsariga dell’annuncio del Notturno Italiano delle reti pubbliche. Lo stesso Raviart conduce a giorni alterni con Emanuela Spada la “Vetrina del festival di San Remo” (edizione 1980). L’unica debolezza del palinsesto elaborato da Casco per Antenna Italia è costituito dall’assenza di un giornale radio; nondimeno, tale deficit sarebbe stato presto colmato attraverso un accordo sottoscritto con la citata tv di Rizzoli Pin, network nazionale pure contraddistinto da un’interconnessione strutturale, di cui la rete radiofonica avrebbe ospitato in simulcasting il telegiornale Contatto diretto da Maurizio Costanzo e da lui condotto (insieme al citato Marco Raviart). Ma nonostante le buone premesse tecnico-editoriali e la presenza d’imprenditori di spicco nella compagine societaria, il progetto mostra però nel giro di pochi mesi i propri limiti genetici. Come era stato per le più durature e risonanti esperienze di Radio Luna, di Radio Elle e di Radio In. Dura un anno o forse meno. Chiude prima dell’estate 1981. L’anno dopo la Gbr romana cedette a Radio Radicale la mitica frequenza 102.500 Mhz.
Rileva Massimo Lualdi di Newslinet: “Il tallone d’Achille di Antenna Italia era l’assenza di una struttura commerciale in grado di garantire le risorse economiche all’ambizioso progetto e la presenza, al di fuori delle aree servite direttamente dalla stazione madre, di radio affiliate sprovviste di segnali robusti e facilmente e diffusamente sintonizzabili. Nel caso di Antenna Italia poi, l’insolito palinsesto equidistante da ogni target, a metà strada tra il compassato layout RAI e quello destrutturato delle radio libere, determinò un’accoglienza tiepida da parte del pubblico, ben al di sotto delle grandi aspettative dei promotori. Le agenzie, le concessionarie di pubblicità, i centri media e i grandi investitori snobbavano la nuova rete che, per sostentarsi, fu costretta a trasmettere sull’intera rete comunicati di esercizi locali romani. Il declino fu inesorabile e prima dell’estate del 1981 il network chiuse i battenti, mentre le stazioni locali furono rapidamente smantellate o alienate a terzi (come Radio Ciocco Monte Pizzorne o Radio Express 2). Il crollo di Antenna Italia trascinò purtroppo con sé anche la capostipite GBR Radio che da stazione madre di un network divenne relay della milanese Rete 105 di cui ripeteva su nastro alcuni programmi. Nel 1982 le complicate vicende di PIN ma anche di GBR TV (prossima al fallimento) fecero abbandonare Spazio Parco da queste ultime, così come fece anche Elefante. La spirale negativa si compì con l’ultima fase dell’esperienza di GBR Radio: la cessione della potente frequenza 102,500 MHz a Radio Radicale (che la unificò alla sua storica 102,200 MHz creando l’attuale 102,400 MHz). Pur priva dell’essenziale sbocco in modulazione di frequenza, GBR Radio fu trasferita a Prati, in via della Meloria, presso gli studi di una tv chiamata RTL Canale 31”.
Ricorda oggi, a riguardo, il noto operatore radiofonico Marco Lolli: “Nella torretta che occupava Antenna Italia all’interno di Spazio Parco, c’era una sala di registrazione veramente enorme, con tanto di pianoforte a coda e microfoni Neumann a gogò. La regia era ugualmente enorme, con mixer da vera sala di registrazione. La radio era tutta in diretta, quegli studi si utilizzavano per l’inevitabile postproduzione e per registrare il programma di Branko, che allora lavorava a Capodistria e veniva lì a registrare. Poi c’erano due sale di diretta gemelle comandate da unica regia, c’erano i mitici piatti Russco, piastre Dual e Revox in cascata, ancora microfoni Neumann, e il tipico mixer americano Sparta a cursori circolari. Poi c’era una sala manutenzione gigantesca colma di tutti i vecchi apparati dismessi, un altrettanto gigante archivio dischi (almeno 30.000), un paio di uffici e qualche bagno. Non una sede enorme, ma comunque molto, molto funzionale e bella, tutta in moquette blu. La realizzò Claudio Masci, che poi “inventò” le varie sedi di RDS e studi RAI. In quegli studi venne girato il film “Cicciabomba amore mio di Rettore”. Di GBR Radio ricordo perfettamente le due gestioni, quella di Del Piano, e quella di Casco. La prima era una radio commerciale tipica della metà anni 70, con tante dediche, molta musica e giochini (il mitivo “Caccia al rumore”). Ma con una differenza su tutte: un segnale spettacolare che la rendeva sintonizzata ovunque e per questo direi che è stata tra le più ascoltate a Roma – se non la più ascoltata – dall’anno di nascita 1976 al 1979. Poi Del Piano preferì buttarsi nella tv, definitivamente abbandonando la radio fino a decretarne la chiusura. La seconda gestione era una radio generalista di appeal molto vicino allo schema Rai, cui mancavano però approfondimenti giornalistici. La qualità di messa in onda era ottima, così come la tecnica. Era comunque un’altra radio, molto distante da un pubblico che – proprio in quel periodo – sceglieva e contribuiva all’affermazione di Radio Dimensione Suono nella nuova gestione Montefusco, e della rinata TeleRadioStereo, che era sintonizzatissima nei negozi. Era insomma un posizionamento molto complicato. Ricordo il programma del mattino alle 10 “Donna” condotto dalla moglie Paola Taverna; il programma di dediche e richieste musicali “Postal Music” alle 13 con Moroni e lo stesso Casco, che riscuoteva enorme successo; il pomeriggio alle 16 con Fabrizio Monti, fatto di novità discografiche e interviste. Ma la sera c’erano pure le canzoni romane e napoletane, programmi sempre condotti con professionalità e mai in modo becero. In luogo dei classici jingle cantati tipici delle locali, che pure non mancavano ed erano cantati dai fratelli Balestra, all’epoca celebri per aver firmato pressochè tutti i cori delle canzoni dei cartoni animati come Jeeg Robot. La formazione a Spazio Parco (Via Trionfale 8062) era la seguente: piano interrato studi di GBR TV, primo piano studi e uffici di GBR TV, primo piano PIN, secondo piano Elefante. Torrette: a sinistra GBR Radio, a destra uno studio fotografico. In quel palazzone enorme (lo visitai una volta per intero e contai quasi 300 stanze) rimanemmo solo noi. Non seguii la famiglia Casco nella nuova GBR Radio Corporation, che aveva nel frattempo acquistato la frequenza 95,100 MHz di Radio Centro Musica ed assoldato personaggi come Carlo Mancini, Gigi Ariemma ed altri preferendo seguire altre strade. Ho iniziato la mia carriera proprio a GBR Radio – Antenna Italia: avevo 12 anni, misi, tremante, il mio primo disco sul piatto Russco (era “Do you know-theme from Mahogany” di Diana Ross). Era l’ottobre del 1981, quasi 30 anni fa; 30 anni di radio grazie a GBR. Devo tutto a questa emittente, e questo logo rimarrà sempre nel cuore, come ascoltatore nell’epoca Del Piano, come collaboratore nell’epoca Casco. Così come mi rimarranno nel cuore tutti i ragazzi (poco più che ventenni) che mi insegnarono insieme a Marcello questo mestiere”.
Commenta così quel periodo Emanuela Spada: “Nei nostri studi si montò il programma che sostituì Gran Varietà la domenica mattina (RAI). Ricordo pure che interpretai la portiera dell’On. Paietta. Fu condotto principalmente da Paolo Panelli. Non percepii nulla, però ricordo che per me essere nominata in radio dopo, dopo, dopo… tutti quei nomi eccellenti fu una soddisfazione immensa. Ci limitavamo a presentare i brani di maggior successo. Il tono era rigido e professionale, secondo il cliché RAI”.
Lucido anche il ricordo di Alessandro Paolinelli, figlio di uno dei soci e collaboratore lui stesso di Antenna Italia: “Acquistammo GBR Radio nel 1980. La data è sicura perché ricordo perfettamente il mio diciottesimo compleanno. La radio, che prima dell’arrivo di Marcello era stata completamente affidata da Del Piano ad Elia Jezzi, non interessava più molto il suo creatore tutto impegnato sul fronte televisivo specialmente nel momento in cui era vicina partenza di Prima Rete Indipendente di Rizzoli e Costanzo faceva puntare sullo Spazio Parco i riflettori di pubblico e media. Anche per questo motivo mio padre, a quei tempi solidamente alleato di Marcucci, decise di tentare l’esperimento radio che gli altri snobbavano un po’. L’idea era quella di creare una vera rete radio nazionale diffusa in diretta su buona parte del territorio italiano grazie alla preziosa infrastruttura della SIT che avrebbe veicolato di lì a poco anche la nascente PIN. Nessun altro soggetto in quegli anni era in grado di utilizzare a costo praticamente zero una rete di ponti radio in grado di coprire i principali centri della penisola: un vantaggio tecnico non indifferente sulla concorrenza che non si poteva ignorare. Realizzammo tre studi e due regie: lo studio più grande dedicato alle registrazioni aveva uno spazio adatto per ospitare piccoli gruppi musicali. La regia era dotata tra l’altro di un mixer da sala di incisione a moduli indipendenti singolarmente equalizzati, un Revox A700 e tre A77, due piatti e un master per la jingle machine. La messa in onda contava su una regia che si affacciava sui due studi dedicati alle dirette. In questo modo anche se erano previste trasmissioni in sequenza, conduttori ed ospiti potevano accomodarsi in studio con largo anticipo. Nella prima fase per la messa in onda si utilizzò parte della vissuta attrezzatura della passata gestione: un vecchio mixer da concerto Yamaha (usatissimo da tutte le radio dell’epoca) due piatti commerciali con il classico disco di cartone per la partenza rapida artigianale, la jingle machine e due Revox A77”. (Ruggero Righini).