Radio Libera Livorno

RADIO LIBERA LIVORNO

di Massimo Emanuelli Ruggero Righini

Emittente fondata da Paolo Romani, sede via Funaioli 25 Livorno, attiva fin dall’estate 1975 (ripetitore ubicato al Castellaccio in una villetta posta a pochi metri dal ristorante “La Vetta” e dalle antenne di altri ponti radio come emanazione di TVL (Telelivorno) che ha invece gli studi in via dei Funaioli 25. Irradia i suoi programmi dai 102,000 mhz con 20 watt di trasmissione, il segnale giunge chiaro fino a Genova. Fra gli altri pionieri Marco Taradash, Nino Pirito e Maurizio Venturini. Trasmettendo dal Monte Serra muta il significato della “L” della sigla da “Livorno” a “Libera”. Il nome ufficiale della testata giornalistica, registrata regolarmente in Tribunale con Nino Pirito come direttore responsabile, è quindi TVL Radiotelevisione Libera. Impiega un trasmettitore da 50 watt realizzato modificando uno dei famosi Collins ex U.S. Army che hanno fatto la storia della radiofonia FM in Italia. La ricezione, grazie a un’antenna direttiva Yagi a 5 elementi puntata verso nord, nei primi tempi è ottimale fino a oltre La Spezia. Due piatti Lenco 75, una piastra a cassette TEAC e un Revox A700, più un microfono dinamico Sennheiser, collegati a un mixer LEM a 8 canali, queste le apparecchiature di “bassa frequenza”. Nel 1976, anche in seguito alle minacce di sfratto per morosità, Radio Libera si trasferisce sul viale Italia, dove TVL ha preso in affitto un appartamento al numero 191/a, accanto alla pizzeria Pulcinella. L’emittente si segnalò per la “musica ribelle mai ascoltata e per una serie di trasmissioni di Don Prithard che portò una serie di programmi del DISCO AMERICANO”. Subito sequestrata, il direttore Paolo Romani sarà difeso dall’avvocato Eugenio Porta. Lo studio radiofonico viene installato nell’ultima stanza a destra, in fondo al corridoio, dove si sente meno il rumore del traffico. Al Castellaccio resta il ripetitore, che continua a trasmettere sui 102 MHz il segnale che viene ricevuto da Livorno, dove è stato installato un trasmettitore funzionante sui 104,7 MHz. Tra la fine del 1976 e i primi mesi del 1977 la radio, dietro insistenza della concessionaria di pubblicità, che preferisce un nome più “tranquillo”, cambia denominazione in Radio Elle 102, ma la cosa durò poco perché molti dei collaboratori sono di sinistra e a Roma, esiste una Radio Elle vicina agli ambienti del Movimento Sociale. Viene quindi deciso di cambiare nuovamente nome. Ed è scelto quello di Radio Blu, la frequenza intanto è spostata su 104,700 mhz per la zona di Livorno.  Nel frattempo, problemi economici sempre più gravi, continue interferenze di altre emittenti sui canali usati da TVL, l’impossibilità di usare il ripetitore del Castellaccio perché è stata staccata la corrente, e funzionante solo sui 104,7. TVL cessa le trasmissioni alla fine del maggio 1977. La radio resiste qualche altra settimana, poi chiude i battenti ad inizio estate 1977.

LA SCHEDA DI RUGGERO RIGHINI

Nell’estate 1975 Romani fonda Radio Libera Livorno, nata sulla frequenza dei 102 MHz come emanazione radiofonica di TVL che, da Telelivorno, vuole estendere il suo servizio, trasmettendo dal Monte Serra per coprire un bacino di ascolto più vasto, e mutando quindi il significato della “L” della sigla da “Livorno” a “Libera”. Il nome ufficiale della testata giornalistica, “TVL Radiotelevisione Libera”, è regolarmente registrata in Tribunale con Nino Pirito quale direttore responsabile. A differenza di TVL, che ha gli studi in via dei Funaioli 25, Radio Libera è al Castellaccio, in una villetta posta  a pochi metri dal ristorante “La Vetta” e dalle antenne di altri ponti radio. Tra le prime emittenti in Italia, Radio Libera si trova sotto sequestro in attesa della sentenza della Corte Costituzionale che nel 1976 avrebbe sancito la legalità delle radio private in Italia. Paolo Romani, viene chiamato in giudizio quale direttore responsabile dell’emittente.  “Quello che, però, nessuno ha mai raccontato – scriverà il 12 ottobre 2010 Il Fatto Quotidiano- è l’epilogo. Giudiziario. Un rosario di cause di lavoro, di protesti, fino al fallimento. Nel 1976 l’emittente cambia nome, l’esperienza forse comincia ad andare stretta a Taradash e Romani che già sono proiettati verso Roma e Milano, la politica e l’abbraccio di Berlusconi. Poi, nel maggio 1977, le trasmissioni cessano. E, però, l’addio non è indolore: la vicenda finisce in Tribunale. “Ritenuto che la società ha cessato da tempo ogni attività e si trova in palese stato di insolvenza come si evince dai numerosi protesti cambiari”, il giudice il 28 marzo 1978 ne dichiara il fallimento. “Si apre anche un fascicolo penale per bancarotta, il 1654 del 1978 (Pretura di Livorno), ma per riuscire a scavare negli archivi della giustizia italiana non basterebbe Heinrich Schliemann, lo scopritore delle rovine di Troia. Che fine ha fatto il fascicolo? “Scomparso. È crollato il tetto dell’archivio”, allargano le braccia al Tribunale di Livorno”- chiosa il quotidiano -. Del periodo Romani ricorda: “Smisi Ingegneria di cui non me ne fregava un cazzo. Avevo finito tutti gli esami, stavo preparando la tesi, ma mi annoiavo a morte, e allora presi il mio amico Marco Taradash, con cui giocavamo a pallone e facevamo i radical chic nel partito liberale di allora, e gli dissi: “Cazzo, guarda che c’è la televisione libera, possiamo fare cultura, informazione…troppo bello…”. Mia madre ci diede i primi soldini per lanciare la televisione. Era un avventura. Di giorno facevamo le riprese e di notte si andava sul monte Serra, a mille metri, per trasmettere dai ripetitori. Faceva un freddo tremendo… uno di noi faceva il palo per controllare che non arrivasse nessuno, perché la legge all’epoca vietava le trasmissioni. È stata anche una battaglia di libertà.  Piazzammo davanti alla telecamera una ragazza in braghette corte e calzettoni colorati, e scrivemmo “Prove tecniche di trasmissione”. Lei a un certo punto si tolse e si rinfilò le calze, in un gesto assolutamente casuale. Fu il delirio. Tutti cominciarono a telefonarci (…) Ci sbattevamo da mesi come due idioti con la cultura e l’informazione e si accorsero di noi il giorno in cui una svampitona fece un mezzo strip. Umiliante. Ma grande lezione di vita. Io ho lasciato la televisione nel 1976 quando sono tornato a Milano, non sapevo neanche che fosse fallita”.

(Ruggero Righini).

Un giovanissimo Paolo Romani parla a Tvl Tv Libera Livorno del sequestro di Radio Libera Livorno

 

 

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